La pesca del tonno a Cetara: storia, reti e uomini di mare

Nel piccolo centro marinaro di Cetara, sospeso tra i profili delle montagne dei Monti Lattari e il blu profondo del Tirreno, la pesca del tonno è molto più di un’attività economica: è parte dell’identità collettiva. Qui il tonno di Cetara racconta secoli di tradizione marinara, reti calate al crepuscolo e uomini che conoscono ogni corrente, ogni alba sul mare. In questo articolo scopriremo come il borgo, le tonnare, i pescatori, i musei e l’evoluzione contemporanea si intrecciano, per offrirti una visione autentica e profonda di una realtà da scoprire.

1. Contesto storico e culturale

Il nome stesso di Cetara deriva probabilmente da termini latini del mondo della pesca: “Cetaria” significava tonnara, oppure da “cetari” cioè venditori di pesci grossi. Questa radice linguistica sottolinea già l’importanza secolare della pesca del tonno nel borgo.

Nella zona, fino alla metà degli anni ’30, era presente una tonnara a posta fissa: «fino al 1934 … la sua flotta tonniera, fra le più consistenti in Italia e in Europa, continua a pescare il pregiato prodotto». A partire dagli anni ’70 del secolo scorso, Cetara ha acquisito notorietà anche per la pesca del proprietario tonno rosso del Mediterraneo.

Oggi molte delle famiglie del borgo guardano al mare da generazioni. Un’impresa locale, fondata su una storia di famiglia, afferma: «È una storia di famiglia e di tradizione, … per diventare la flotta tonniera più grande del Mediterraneo».

Il legame tra cetarese e mare non è solo economico, ma culturale: la pesca del tonno si intreccia con l’evoluzione del borgo, le sue architetture di guardia, come la Torre di Cetara, la chiesa di San Pietro, e una comunità che vive del pescato, della lavorazione e della navigazione.

2. Itinerari, luoghi e consigli pratici

Se ti trovi in viaggio in Costiera Amalfitana e hai voglia di approfondire questo aspetto autentico del mare, ecco come muoversi.

📍 Visita al porto & museo

Inizia al piccolo porto di Cetara: osserva le barche tonniere, le reti calate, gli uomini che preparano gli attrezzi prima dell’uscita in mare. Da qui puoi seguire un breve percorso fino alla Torre di Cetara, oggi spesso sede di allestimenti o musei civici, che raccontano la vita marinara.

📍 Scoprire la tonnara e le reti

Un tempo qui operava una tonnara fissa “posta ad Erchie, ad ovest di Cetara,” dove veniva calata la rete nel mese di aprile e levata a settembre. Oggi la pesca è cambiata, ma puoi ancora cogliere l’atmosfera: chiedi agli operatori locali se è possibile visitare – o assistere – alla partenza di una battuta di pesca.

📍 Degustazione e prodotti tipici

Puoi assaggiare i risultati della tradizione: il tonno lavorato, i filetti sott’olio, magari abbinati alle alici e alla famosa colatura di alici di Cetara. Questo legame tra pesca del tonno e cultura gastronomica è parte integrante dell’esperienza.

📌 Suggerimenti pratici

  • Partecipa ad un tour nella mattina presto: l’alba sul mare regala luce perfetta e silenzio quasi totale.
  • Indossa scarpe antiscivolo se sali su imbarcazioni o catwalk del porto: le superfici possono essere bagnate.
  • Chiedi informazioni ai pescatori localmente: spesso sono disponibili a condividere aneddoti e racconti.
  • Visita la Torre di Cetara e il museo civico: approfondiscono storia e tradizione.

3. Curiosità e errori da evitare

Curiosità:

  • Il tonno rosso pescato a Cetara: «raramente finisce sulle tavole italiane. Viene trasferito … per essere venduto in Giappone».
  • Il borgo di Cetara è “cerniera” tra agricoltura di limoni e pesca: mentre molti pensano solo alla colatura di alici, la pesca del tonno era – ed è – un pilastro storico.

Errori da evitare:

  1. Non ridurre la visita solo ad uno scatto in porto: prendersi il tempo di ascoltare, osservare e capire rende l’esperienza autentica.
  2. Non ignorare i racconti dei pescatori: molti sapere tradizionali sono orali e non scritti, perdere questa dimensione significa perdere parte del senso del luogo.
  3. Non aspettarti che tutta la pesca sia visibile o glamour: gran parte del lavoro è duro, a volte rischioso, e avviene lontano dalla vista turistica.

4. Esperienza personale

Era una mattina d’estate: mi trovavo in porto a Cetara, alle 5:30, quando la luce cominciava appena a illuminare le reti calate e le barche allineate. I pescatori sistemavano gli strumenti: grappini, flotte di reti, boe gialle in acqua. Ti bastava inclinare la testa verso il mare per percepire quel silenzio solo interrotto dal rumore del motore che si accendeva. Salivo su una piccola imbarcazione: il mare era calmo, l’aria ancora fresca, e l’odore di salmastro era intenso. Uno dei pescatori mi disse, sorridendo: “Il mare non perdona, ma regala se lo rispetti”. Quel momento, il tonno che appare e la rete che stringe, l’acqua che riflette il cielo, resta impresso: è un’esperienza che unisce natura, cultura e gesto umano.

 

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