1. Contesto storico e culturale
Nel cuore dei Monti Lattari, Agerola vanta un’antica tradizione legata alla panificazione: infatti viene descritta come «Agerola è “Città del Pane” fin dai tempi della Repubblica Marinara di Amalfi».
La ricetta tradizionale del pane di Agerola prevede l’utilizzo di farina di grano tenero e spesso una piccola parte di farina di segale, l’impiego del lievito madre (criscito) al posto del lievito di birra e — in alcuni casi — una doppia cottura che lo rende un pane “dalla lunga conservazione”.
Questa tecnica trovava una sua ragione già in epoche maritime: i marinai della Ducato di Amalfi avevano bisogno di alimenti duraturi da portare in viaggio. Come riporta un articolo: «Il “vascuotto” è uno dei prodotti tipici … risalente al Medioevo, è il cibo per eccellenza della Repubblica Marinara di Amalfi».
Negli anni, ogni famiglia agerolese aveva il proprio forno a legna e panificava da sé: come racconta una fonte, «Fino ad alcuni decenni fa, ogni famiglia agerolese aveva il suo forno a legna e panificava da sé. Produrre il pane in forma biscottata consentiva di ridurre ad una o due volte al mese la frequenza delle panificazioni».
2. Itinerari, luoghi e consigli pratici
Se sei un viaggiatore curioso e ami l’enogastronomia (come il nostro target di riferimento!), ecco alcuni luoghi da segnare per gustare il pane più buono della costiera e vivere l’esperienza autentica.
📍 Dove gustarlo appena sfornato
Una tappa perfetta è presso il forno storico (Via Armando Diaz 11, 80051 Agerola), attivo da generazioni e che conserva ancora il forno a fascine.
Consiglio pratico: vai la mattina presto — l’impasto è lievitato durante la notte, il forno acceso all’alba, puoi chiedere di acquistare «caldo» il pane e portarlo in spiaggia, al tramonto, sulla costiera.
📍 Itinerario consigliato
- Parti da Agerola, frazione Bomerano, e scendi verso il sentiero del Sentiero degli Dei: porta con te una fetta del pane, spezzala, condividila con un calice d’acqua fresca e ammira la vista sulla costiera.
- Fai una sosta al borgo di Positano o Praiano e abbina il pane ad un sugo di pomodorini o a verdure grigliate — una combinazione semplice ma che esalta l’aroma del grano.
- Se ti trovi in zona nel tardo pomeriggio, torna nel forno: chiedi se hanno sfornato il filone grande e portalo ancora tiepido verso il mare, magari per una cena informale all’aperto.
📌 Consiglio extra: scegli pezzi con crosta ben dorata, se senti ancora il profumo del grano e del forno a legna, hai trovato la versione autentica.
3. Curiosità e gli errori da evitare
Curiosità
- Il nome locale “vascuotto” deriva da “biscotto / pan biscotto” ed è una delle varianti del pane di Agerola.
- Il pane di Agerola veniva spesso inumidito in acqua o latte, oppure ammollato leggermente prima del consumo — una pratica legata alla vita contadina e alle traversie del passato.
- Grazie all’impasto e alla doppia cottura alcuni filoni potevano conservarsi fino a settimane: una qualità che lo rendeva perfetto anche per i viaggi in mare della Repubblica Marinara.
Errori da evitare
- Non acquistare pane freddo e anonimo: se il pane non profuma di forno e grano appena sfornato, probabilmente è stato conservato troppo o scaldato male.
- Evita di tagliarlo subito: lascia che il pane raffreddi solo qualche minuto dopo la cottura, in modo che la mollica si stabilizzi e restituisca meglio aroma e consistenza.
- Non conservarlo chiuso ermeticamente per troppo tempo: essendo un pane artigianale, senza conservanti industriali, va gustato entro poco tempo o congelato se necessario per consumarlo in seguito.
4. Esperienza personale e racconto dal forno
Ricordo la mattina presto: salendo a piedi da Bomerano a San Lazzaro, l’aria fresca dei Monti Lattari si mescola al profumo del legno che brucia nel forno. Entro nel forno di Pane e Sfizi: il mastro fornaio mi mostra l’impasto grande, le mani esperte praticano i tagli, e, pochi minuti dopo, il filone viene estratto, dorato e ancora fumante. “Assaggialo subito”, mi dice, “non c’è niente di meglio che il pane appena sfornato”. La crosta resiste al morso e si rompe con un suono “crack”, la mollica è densa, piena di gusto, con quella nota leggermente rustica che deriva dall’impiego della segale. Portarlo verso il mare, magari al tramonto, decidendo di spezzarlo e condividerlo con un bicchiere di vino locale — ecco un’esperienza che resta nel cuore.
