A Napoli finchè c’è l’ovo c’è speranza. Non è un modo di dire, “l’ovo” è realmente simbolo di speranza per i napoletani. Ma di quale “ovo” stiamo parlando? Sicuramente di quello custodito all’interno del imponente castello che sorge su Megaride, l’isolotto di tufo costituito da due faraglioni uniti tra da un arco naturale.
Il castello più antico della città di Napoli
Castel dell’Ovo è il castello più antico della città di Napoli ed è sicuramente quello che insieme al golfo di Napoli con i pini mediterranei in primo piano e il Vesuvio alla spalle è lo scorcio panoramico che maggiormente rappresenta la città e che maggiormente ritroviamo su quelle che un tempo erano le cartoline postali.
Si trova tra i quartieri di San Ferdinando e Chiaia, di fronte a via Partenope e risale addirittura al I secolo a.C. quando Lucio Licinio Lucullo acquistò nella zona un grosso fondo. Sull’isola di Megaride Lucullo costruì una splendida villa, dotata di una ricchissima biblioteca, di allevamenti di murene e di alberi di pesco importati dalla Persia.
C’è da dire che all’epoca le pesche erano considerate un’assoluta novità così come le ciliegie, i cui alberi Lucullo fece arrivare da Cerasunto (ecco perché in napoletano le ciliegie vengono chiamate “cerase”).
La villa prese il nome di Castrum Lucullanum e il sito mantenne questo nome fino all’età tardo romana. L’area acquistata da Lucullo pare si estendesse dalla collina di Pizzofalcone all’attuale Piazza Municipio ed era pregna di aree verdi e fontane.
Durante il medioevo il castello fu fortificato per fronteggiare le invasioni barbariche e nel 1400, dopo la distruzione dovuta alla guerra tra re Carlo III e Giovanna I, fu ricostruito perdendo l’originaria architettura.
La leggenda di Castel dell’Ovo
Da Castrum Lucullanum a Castello Marino, fino a Castel dell’Ovo. Da dove ha origine questo nome così curioso? Come tante cose legate al passato, anche il nome del castello più antico di Napoli ha origine da una fantasiosa leggenda.
Secondo la leggenda il grande poeta latino Virgilio sarebbe stato in possesso di un uovo incantato. L’uovo sarebbe stato sistemato dallo stesso Virgilio in una caraffa di vetro colma d’acqua protetta da una gabbia di ferro ed appesa ad una trave di quercia nei sotterranei del castello.
Finché l’uovo non si fosse rotto, la città ed il castello sarebbero stati protetti da ogni tipo di calamità. L’uovo, quindi, fu ben nascosto affinché non fosse oggetto di razzia da parte dei predatori.
Ma come faceva Virgilio ad essere in possesso di un uovo incantato? A questo punto fa la sua apparizione Partenope, la sirena che insieme alle sue sorelle Ligia e Leucosia, tentarono con il loro canto di incantare e far naufragare Ulisse.
Secondo la leggenda Partenope, dopo il fallimento di Ulisse, lasciandosi andare alla deriva, restò impigliata tra gli scogli di Megaride, e lì, prima di morire ed essere sepolta, depose un uovo.
Fino ad oggi nessuno ancora ha ritrovato l’uovo. Il destino del Castello e dell’intera città di Napoli è ancora legato a quell’uovo.
(foto pubblica sui social)