San Catello di Castellammare di Stabia

San Catello di Castellammare di Stabia: il patrono dei forestieri

Statua di S. Catello custodita nella concattedrale di Castellammare di Stabia

San Catello di Castellammare di Stabia – La città delle acque può vantare di avere come patrono cittadino un Santo celebrato solamente a Castellammare: San Catello.

Annualmente, la festa dedicata al Santo cade il 19 Gennaio, poi ripetuta la seconda domenica di Maggio. (clicca qui per leggere l’articolo sull’evento festivo)

San Catello

Catello fu un vescovo della diocesi di Stabia vissuto intorno al VI-VII secolo d.C., anche se il suo inquadramento in una determinata fascia storica risulta difficili a causa della mancanza di fonti storiche ben accertate.

Ciò che si possiede sono racconti tramandati oralmente o visivamente in quanto la vita del Santo nella cittadina stabiese veniva messa in scena tramite alcune opere teatrali a volte condite da eventi mai accaduti.

Il nome del vescovo compare per la prima volta in un’opera “Vita Sancti Antonini Abatis Surrentini” scritta dal cosiddetto Anonimo Sorrentino; un monaco benedettino di Sorrento. L’anonimo, vissuto nel IX secolo d.C., racconta i fatti legati al vescovo (non ancora Santo) come se fossero già successi da tempo e vengono citati, come inquadramento storico i Longobardi. Un altro dato è che all’epoca dell’Anonimo, l’Oratorio di San Michele (secondo la tradizione qui si raccolsero i santi Catello e Antonio in preghiera) era il secondo per importanza in Italia dopo quello di Gragnano.

Catello sembrerebbe avere nobili origini, ma è tradizione dare nobili natali ad ogni Santo. Il vescovo è considerato il protettore dei forestieri, questo perché durante l’invasione longobarda, la città di Stabia insieme ai villaggi del circondario, a differenza di Napoli non possedevano delle mura di protezione; il vescovo accolse nella città delle acque anche la popolazione delle zone limitrofe per poi portare tutti i rifugiati sul Monte Faito ( prima chiamato con il nome di Gauro o Aureo). Durante questo episodio Catello conosce quello che poi diventerà San Antonio, un monaco Benedettino. Questo episodio può essere datato tra il 568, anno dell’arrivo dei Longobardi, ed il 591 anno in cui i Benedettini arrivano sull’isola di Ischia.

Mentre si trovavano sul Monte Faito si ritirarono in  preghiera in un anfratto poi denominata Grotta di San Catello.

Secondo una delle leggende legate al vescovo, durante la notte in sogno a Catello e ad Antonio,, mentre si trovavano sul Monte, apparve l’Arcangelo Michele che ordinò loro di costruire una struttura in suo nome, i due videro ardere un cero sulla vette del Molare e lì edificarono l’oratorio.

Probabilmente lì sorgeva un tempio pagano dove vi era una pozza d’acqua oggetto di culto, infatti i Benedettini erano soliti costruire su un tempio non cristiano in cima ad un monte.

Catello fu accusato di stregoneria e condotto a Roma, forse da una persona a lui vicina o dai bizantini stessi che non accettavano il fatto che si fosse rifugiato in montagna insieme alla popolazione senza proteggere la città.

Giunto a Roma fu carcerato e venne affidato a un prelato, il vescovo stabiese predisse a costui il pontificato. Questi divenne papa Gregorio Magno e salito al massimo potere della chiesa liberò Catello. Secondo le fonti storiche invece Catello fu chiamato a Roma per discutere sui fatti riguardanti l’invasione longobarda visto che stabia possedeva un ottimo porto e un punto strategico da cui avvistare i nemici, appunto il Monte Faito.

Santuario/Oratorio di San Michele

Infatti, durante questo incontro fu deciso di ricoprire il tetto dell’Oratorio di San Michele da lastre di piombo in modo da essere visto da lontano dai longobardi che provenivano dal mare e fu dedicato a San Michele per una questione strategica. Difatti,  i Longobardi pur essendo pagani, avevano rispetto e timore di San Michele perché ne avevano conosciuto la storia; quindi non avrebbero mai attaccato una città su cui sorgeva un tempio ad esso dedicato.

La tradizione vuole che Catello sia morto il 19 Gennaio, in realtà non si conosce la data esatta della sua morte né il luogo dove furono sepolte le sue spoglie. Si suppone che il corpo sia stato sepolto sul Monte Faito, luogo caro al vescovo o presso lo scoglio di Rovigliano oppure nella grotta di San Biagio; altri ipotizzano che fu inumato in uno dei tanti sepolcri stabiesi. Nel primo luogo non è stato trovata nessuna evidenza archeologica ricollegabile al Santo, il secondo non è stato opportunamente indagato.

Il Culto di San Catello

Catello divenne Santo tra la fine del VI e il VII secolo, confermato poi dalla Congregazione dei riti il 13 settembre 1729.

Il culto di San Catello in Italia è venerato solo a Castellammare di Stabia, e fuori dalla Nazione nella chiesa di San Michele a New York.

La tradizione vuole che un cranio, recante sulla fronte un’incisione del nome del santo in lingua longobarda, fu custodito all’interno della chiesa di Gesù e Maria, a Castellammare di Stabia; ma se ne sono perse le tracce.

Si racconta che dalla reliquia perduta del cranio venisse raccolto un liquido profumato, chiamata manna di san Catello. Questa manna, nel 1623 salvò il convento dei Gesuiti da un’alluvione e aiutò molti ammalati.

Svariati episodi vengono narrati sui miracoli avvenuti grazie al Santo, soprattutto quello legate all’eruzione del Vesuvio o alla protezione della città da diverse alluvioni.

La figura del vescovo è così radicata nella popolazione che l’effige del Santo, insieme ad altri santi, viene posta sulla prua di ogni nave che viene varata nel cantiere navale di Castellammare di Stabia.

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